Tra i miti di un tempo
Una Terra, le sue Storie
Cinque Pack ispirati agli straordinari miti della Sicilia
POLIFEMO
La figura di Polifemo è tradizionalmente legata alla versione del mito che ci fornisce Omero nell’Odissea. La leggenda vuole che Ulisse, sbarcato nella Terra dei ciclopi e spinto dal suo innato spirito d’avventura, raggiunse la grotta di Polifemo, figlio del dio Poseidone, finendo intrappolato con tutti suoi compagni di navigazione e con il gigante da un occhio solo pronto a mangiarli uno per uno. Il resto è storia nota. Per uscire dalla grotta Ulisse decise di far ubriacare il terribile gigante così da poterlo accecare e abbandonare la caverna indisturbato. Accortosi della fuga dei suoi ospiti, Polifemo iniziò a gettare da un promontorio alcuni massi nell’intento di affondare l’imbarcazione del re di Itaca il quale, ridendo, gridò al ciclope la celebre frase: “Se qualcuno ti chiederà chi ti ha accecato, rispondi che fu Nessuno”.
“Da Toosa e Poseidone nacque.
Polifemo, ciclope che “mai tacque”
D’Apollo gli armenti governava
in Sicilia, dove Aci Trezza stava
Narra Omero: d’Ulisse beffato.
Ebbro di vino, da un palo accecato.
Narra Ovidio: d’amor sofferente
per Galatea, nereide suadente.”
POLIFEMO
“Se qualcuno ti chiederà chi ti ha accecato, rispondi che fu Nessuno”
Scilla e Cariddi
Nell’antichità più remota, il piccolo tratto di mare che separa le coste siciliane da quelle calabresi era percepito come luogo spettrale ricco di pericoli e insidie anche per i naviganti più esperti. Nonostante si trovi nel cuore del Mar Mediterraneo, lo Stretto di Messina è attraversato da forti correnti e da venti che spirano violentemente, facilitando in tal modo la formazione di vortici che, molto spesso, hanno finito con il risucchiare le imbarcazioni che tentavano di attraversarlo. Tali fenomeni naturali venivano spesso percepiti come manifestazione della volontà divina, dei semidei al quale attribuire dei nomi dalla fama terribile. I più famosi erano Scilla, letteralmente colei che dilania, e Cariddi, colei che risucchia.
“Ninfa e naiade di tempi passati.
Scilla e Cariddi, mostri mutati.
A Circe e Zeus causaron dispetto,
Infestan l’acque del Messina stretto.
Dilania la prima, l’altra inghiotte,
contro di lor s’inabissan le flotte.
Tra teste di cani e fauci voraci,
State lontani! Non siate audaci.”
SCILLA E CARIDDI
“terrore dei naviganti nel cuore dello Stretto”
BUTE ED AFRODITE
Secondo la leggenda, Erice prenderebbe il proprio nome da un semidio, nato dall’amore tra la dea Afrodite e uno dei compagni di Ulisse di ritorno da Troia, il valoroso Bute. Sebbene si tratti solo di una leggenda, lo storico Tucidide racconta che la fondazione di Erice avvenne per mano di alcuni esuli troiani i quali, unitisi alla popolazione autoctona, diedero vita al popolo degli Elimi, primi abitanti del centro urbano. Nel corso dei secoli, la città divenne di fondamentale importanza per la difesa dell’isola, grazie alla sua posizione privilegiata, e deve il suo fascino medievale ai Normanni e alla successiva dominazione Spagnola. Oggi Erice rappresenta una delle mete scelte ogni anno da migliaia di turisti.
“Bute, argonauta di bell’aspetto,
del canto sirenico udì l’effetto.
Gettatosi in mar, poiché ammaliato,
dall’urania Afrodite fu salvato.”
“Del Lilibeo al talamo condotto,
Poscia dalla dea venne sedotto.
Il loro amor non giunse invano.
Nacque Erice, degli elimi sovrano.”
Bute ed Afrodite
“Erice, un gioiello medievale nella punta estrema della Sicilia”
CIANE E ANAPO
Ciane e Anapo sono due fiumi che nascono nel cuore della Sicilia, nei pressi del Lago di Pergusa, e sfociano insieme nel Porto Grande di Siracusa. La leggenda vuole che la ninfa Ciane, accortasi del rapimento di Persefone ad opera di Ade, nel tentativo disperato di reagire a tale ingiustizia si sia aggrappata al cocchio del dio il quale, offeso da tale oltraggio, decise di tramutare Ciane in una doppia sorgente d’acqua. Anapo, giovane innamorato della ninfa, disperato da quanto accaduto decise di farsi trasformare nel fiume che ancora oggi si unisce alle acque del Ciane per sfociare insieme nel porto di Siracusa..
“L’empio Ade del suo poter abusa,
sulle sponde del lago di Pergusa.
A cogliere fior Persefone stava,
di colpo apparve e via la portava.
Ciane reagì, salì sul calesse,
ma il dio irato lo scettro diresse.
Anapo vide mutar lei in sorgente,
Per amore allor ne divenne affluente.”
Ciane e Anapo
“Una Storia d’amore che attraversa la Sicilia”
ARETUSA E ALFEO
Quello di Aretusa rappresenta il mito più famoso di Siracusa, città di origine corinzia e centro principale della Magna Grecia. Secondo la leggenda, Aretusa era una ninfa al seguito della dea Artemide. Durante una corsa nei boschi del Peloponneso, la ninfa venne vista da un giovane di nome Alfeo il quale, innamoratosi perdutamente, decise di seguirla al fine di conquistarne il cuore. Purtroppo Aretusa non ricambiava l’amore di Alfeo e chiese aiuto ad Artemide. Offesa dal comportamento del giovane, la Dea decise di avvolgere in una nube la ninfa, sciogliendola in una fonte posta nel lido di Ortigia. Alfeo, preso atto dell’impossibilità di questo amore, chiese agli dei di essere trasformato in un fiume che, dalla Grecia, percorre tutto il Mar Ionio per unirsi, ancora oggi, alla Fonte Aretusa, uno specchio d’acqua dolce che impreziosisce la splendida isola di Ortigia.
“Aretusa, la doridea ninfa.
Di Siracusa l’acque sue son linfa.
Beltà pudica assai poco celata,
d’Alfeo ardentemente bramata.
Fuggita da quelle spinte pretese,
Ad Artemide protezione chiese.
E di colpo sparì all’orizzonte:
prima nube, infine come fonte.”
Aretusa e Alfeo
“una storia d’amore che attraversa lo Ionio”
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